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11 novembre 2001 NUORO Pagina 30
  
Corsi in laboratorio e palestra: così al Nuraghe si combatte l’abbandono scolastico
Il tempo libero? A scuola
L’Ipsia inaugura un centro aperto a tutti i ragazzi

All’inizio l’idea era quella di riacciuffare gli studenti che avevano mollato la scuola. Poi si è pensato che forse era meglio agganciarli tutti, i ragazzi. E così, due miliardi e rotti di finanziamento e il lavoraccio di una squadra di prof con la testa meravigliosa, l’Ipsia è diventata una scuola aperta, una specie di avamposto educativo dentro un quartiere, il Nuraghe, cosiddetto a rischio. Quattro aule di informatica, un laboratorio linguistico, uno di automazione industriale, uno di simulazione aziendale con 25 postazioni, uno di elettronica dove si impara a metter su un impianto domestico, uno studio di montaggio come quello delle migliori tivù, un campo sportivo e una palestra di body building: guarda cosa ci è voluto per convincere i ragazzi a non fare a meno della scuola, dei libri, e della vita tutta da imparare. Lo hanno voluto chiamare con un nome pieno di promesse, “Centro risorseâ€, ed è stato inaugurato ieri mattina.
Tutti i laboratori aperti non soltanto agli studenti della scuola ma anche ai ragazzi (dagli 11 ai 25 anni) di Nuoro e dei paesi vicini, il che è davvero una cosa speciale in una terra che ai giovani offre ben pochi spazi di incontro (oltre ai bar e alle sale giochi). «Nel nostro centro - spiega Giuseppe Carta, insegnante di elettronica e progettista - tutti i ragazzi possono trascorrere il proprio tempo libero coltivando un hobby, frequentando un corso professionale o magari facendo sport in palestra o in uno dei nostri campi da gioco». E così, se già il campo di calcio è utilizzato dai ragazzini del quartiere («rispettosissimi», puntualizza Carta), per il resto sono aperte le iscrizioni.
E così la open school, la scuola aperta del Nuraghe dà punti a tanti altri istituti magari più blasonati, e importa a Nuoro il miglior modello della scuola americana. Perché qui si pensa a tutti i ragazzi sì, ma anche a quelli più grandi, e disoccupati. Sessanta ore, numero chiuso di 10 iscritti fra i 27 e i 30 anni: il corso di informatica dell’Ipsia, cominciato lunedì scorso, rilascerà un attestato di qualifica. «Sentivamo l’esigenza di recuperare anche quei ragazzi che hanno abbandonato la scuola tanto tempo fa - spiega il prof Giangavino Cossu - i giovani disoccupati, insomma che hanno la necessita di inserirsi nel mercato del lavoro con una professionalità più robusta». E le richiesta sono talmente tante, anche da parte di chi non è un ex alunno: «Che stiamo pensando - avverte Cossu - di aprire il corso agli uditori». Ci sono poi due progetti mirati: uno di “gestione palestraâ€, l’altro di falegnameria, 45 ore di corso per ragazzi dai 15 ai 25 anni.
La scuola resterà aperta, in pratica, tutto il giorno. Alla mattina per gli studenti che hanno cominciato a utilizzare i laboratori ultramoderni e tecnologici (e non a caso già si è registrato un calo netto delle assenze, non sembri poco in una scuola che contava una media di 30 assenze per alunno), al pomeriggio per tutti i ragazzi di fuori. A parte la palestra attrezzatissima (docce e servizi compresi), qui si potrà imparare ad esempio a costruire e riparare un impianto elettrico domestico e a piazzare un citofono, oppure a utilizzare una telecamera e realizzare un video, o lavorare con le macchine di un impianto industriale come ad esempio quelle di un mangimificio. Unico in Sardegna, qui all’Ipsia c’è infatti un “laboratorio di automazione industriale†dove praticamente viene simulato un ciclo produttivo, in questo caso, appunto, quello del mangime. Dal caricamento contenitore fino all’impacchettamento: i ragazzi imparano a lavorare come in una fabbrica vera grazie alle macchine ridotte in scala uno a 50. La scuola in fondo cos’è (cosa dovrebbe essere) se non la vita ridotta in scala.

Piera Serusi


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