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Corsi in laboratorio e palestra: così al Nuraghe si
combatte l’abbandono scolastico |
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Il tempo libero? A scuola |
L’Ipsia inaugura un centro aperto a tutti i
ragazzi |
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All’inizio l’idea era quella di riacciuffare
gli studenti che avevano mollato la scuola. Poi si è pensato
che forse era meglio agganciarli tutti, i ragazzi. E così, due
miliardi e rotti di finanziamento e il lavoraccio di una
squadra di prof con la testa meravigliosa, l’Ipsia è diventata
una scuola aperta, una specie di avamposto educativo dentro un
quartiere, il Nuraghe, cosiddetto a rischio. Quattro aule di
informatica, un laboratorio linguistico, uno di automazione
industriale, uno di simulazione aziendale con 25 postazioni,
uno di elettronica dove si impara a metter su un impianto
domestico, uno studio di montaggio come quello delle migliori
tivù, un campo sportivo e una palestra di body building:
guarda cosa ci è voluto per convincere i ragazzi a non fare a
meno della scuola, dei libri, e della vita tutta da imparare.
Lo hanno voluto chiamare con un nome pieno di promesse,
“Centro risorseâ€, ed è stato inaugurato ieri mattina. Tutti
i laboratori aperti non soltanto agli studenti della scuola ma
anche ai ragazzi (dagli 11 ai 25 anni) di Nuoro e dei paesi
vicini, il che è davvero una cosa speciale in una terra che ai
giovani offre ben pochi spazi di incontro (oltre ai bar e alle
sale giochi). «Nel nostro centro - spiega Giuseppe Carta,
insegnante di elettronica e progettista - tutti i ragazzi
possono trascorrere il proprio tempo libero coltivando un
hobby, frequentando un corso professionale o magari facendo
sport in palestra o in uno dei nostri campi da gioco». E così,
se giàil campo di calcio è utilizzato dai ragazzini del
quartiere («rispettosissimi», puntualizza Carta), per il resto
sono aperte le iscrizioni. E così la open school,
la scuola aperta del Nuraghe dàpunti a tanti altri istituti
magari più blasonati, e importa a Nuoro il miglior modello
della scuola americana. Perché qui si pensa a tutti i ragazzi
sì, ma anche a quelli più grandi, e disoccupati. Sessanta ore,
numero chiuso di 10 iscritti fra i 27 e i 30 anni: il corso di
informatica dell’Ipsia, cominciato lunedì scorso, rilasceràun
attestato di qualifica. «Sentivamo l’esigenza di recuperare
anche quei ragazzi che hanno abbandonato la scuola tanto tempo
fa - spiega il prof Giangavino Cossu - i giovani disoccupati,
insomma che hanno la necessita di inserirsi nel mercato del
lavoro con una professionalitàpiù robusta». E le richiesta
sono talmente tante, anche da parte di chi non è un ex alunno:
«Che stiamo pensando - avverte Cossu - di aprire il corso agli
uditori». Ci sono poi due progetti mirati: uno di “gestione
palestraâ€, l’altro di falegnameria, 45 ore di corso per
ragazzi dai 15 ai 25 anni. La scuola resteràaperta, in
pratica, tutto il giorno. Alla mattina per gli studenti che
hanno cominciato a utilizzare i laboratori ultramoderni e
tecnologici (e non a caso giàsi è registrato un calo netto
delle assenze, non sembri poco in una scuola che contava una
media di 30 assenze per alunno), al pomeriggio per tutti i
ragazzi di fuori. A parte la palestra attrezzatissima (docce e
servizi compresi), qui si potràimparare ad esempio a
costruire e riparare un impianto elettrico domestico e a
piazzare un citofono, oppure a utilizzare una telecamera e
realizzare un video, o lavorare con le macchine di un impianto
industriale come ad esempio quelle di un mangimificio. Unico
in Sardegna, qui all’Ipsia c’è infatti un “laboratorio di
automazione industriale†dove praticamente viene simulato un
ciclo produttivo, in questo caso, appunto, quello del mangime.
Dal caricamento contenitore fino all’impacchettamento: i
ragazzi imparano a lavorare come in una fabbrica vera grazie
alle macchine ridotte in scala uno a 50. La scuola in fondo
cos’è (cosa dovrebbe essere) se non la vita ridotta in
scala.
Piera Serusi
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